Acaraje
L'acarajé è un piatto rituale nella religione afro-brasiliana denominata candomblé: è il cibo rituale dell'orixá Iansã, divinità dei venti e delle tempeste. La sua origine è legata al mito della relazione tra la divinità Xangô e le sue due spose Oxum e Iansã. Il cibo divenne così un'offerta propiziatoria a questi orixás. Nonostante sia venduto nelle strade in un contesto "profano", l'acarajé viene ancora considerato, dalle baiane adepte del candomblé, un cibo sacro agli dei. Per questo motivo, la sua ricetta, benché non sia segreta, non può essere modificata, e può essere preparata solo dal "clero" del candomblé, i cosiddetti filhos-de-santo. L'acarajé è preparato con un fagiolo chiamato feijão-fradinho, che è pestato su una pietra in pezzi grandi e posto a bagnomaria affinché la buccia si stacchi. Una volta sbucciato, viene tritato per raggiungere una consistenza finissima. Si aggiungono quindi cipolla tritata e un po' di sale. Una volta fritta, la pasta acquista consistenza ed è generalmente riempita o accompagnata da peperoncino, gamberi, vatapá, caruru, insalata. Il suo uso è principalmente nella regione del Nord-Est del Brasile, in particolare nello stato di Bahia, dove è costume friggerlo e imbottirlo per strada, e mangiarlo quindi sul posto. Il segreto per un acarajé di pasta morbida è il tempo dedicato alla battitura della pasta. Questa raggiunge la consitenza ideale quando assume la consistenza di una spuma. Per la frittura si usa un padellone con olio di dendê molto caldo o, in alternativa, un olio vegetale dolce. Il primo acarajé viene sempre offerto all'orixá Exu, la prima divinità nella gerarchia del candomblé. A seguire gli altri acarajé vengono offerti agli altri orixá. Forme particolari hanno gli acarajé offerti a Iansã, della grandezza di un piatto da tavola, è rotondo e ornato da nove gamberi affumicati e circondato da nove piccoli acarajé (simboli dei nove pianeti); e a Xangô, di forma ovale come la tartaruga, il suo animale preferito, circondato da sei o dodici piccoli acarajé. Preparazione: Frullate per qualche attimo i fagioli in modo da spezzarli senza sminuzzarli troppo. Metteteli in una ciotola e copriteli con abbondante acqua fredda. Lasciateli a bagno per 24 ore. Trascorso questo tempo, immergete le mani nella ciotola e smuoveteli, quindi eliminate con una schiumarola le bucce venute in superficie. Scolate i fagioli e frullateli di nuovo fino a ottenere una crema. Unite la cipolla, anch’essa frullata e il coriandolo sminuzzato. Salate e mescolate bene il tutto. Scaldate 2 tazze d’olio di palma o di oliva in una padella a fuoco moderato. Prelevate la crema a cucchiaiate e fatela cadere nell’olio caldo aiutandovi, per staccarla, con un altro cucchiaio. Friggete 6 o 7 acarajé per volta. Quando sono croccanti da una parte, girateli e friggeteli dall’altro lato. Deponeteli su un foglio di carta assorbente e proseguite nello stesso modo fino a quando avrete esaurito l’impasto. Servite gli acarajé caldi o tiepidi. Sono buoni così, ma potete anche aprirli un poco nel mezzo e insaporirli con qualche goccia di tabasco o peperoncino con l’aggiunta di gamberi e/o insalata.
Tipo: Antipasto
Persone: 4
Ingrediente principale: Fagioli Secchi
Tempi: 30 minuti (più 24 ore di ammollo per i fagioli)
Ingredienti: 200 G Fagioli Secchi (fagioli Cannellini) - 1 Cipolla - Alcuni Rametti Coriandolo Fresco (o Menta) - Sale - Olio Di Palma (o Olio D’oliva)
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